Cosa significa adidas, storia del marchio e curiosità dal mondo dello sport

Cosa significa adidas, storia del marchio e curiosità dal mondo dello sport

6 mag 2025

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Sport e Lifestyle

Ti capita mai di guardare quelle tre strisce e chiederti: ma cosa cavolo significa adidas? Non sei l'unico. Ogni giorno milioni di persone sfoggiano magliette, scarpe e accessori con quel logo famosissimo, ma pochi sanno davvero cosa c’è dietro a quel nome dall’aspetto strano, quasi straniero, che domina vetrine e campi da gioco. Non si tratta solo di una scelta casuale o di un vezzo grafico: dentro adidas c’è una storia esplosiva fatta di ambizione, litigi famigliari, scelte visionarie e tante piccole rivoluzioni. Ok, preparati a sorprenderti.

Le origini del nome adidas: tra leggende e realtà

Tanto per partire col botto: adidas non è una parola inventata tanto per essere ricordata. Viene direttamente dal nome del suo fondatore, Adolf Dassler, meglio noto come Adi. Mettendo insieme il suo soprannome “Adi” e una parte del cognome “Das” è nato il nome adidas. Più autentico di così? Nessun acronimo segreto, nessun codice in stile Da Vinci, solo la firma di un ragazzo tedesco della Baviera che negli anni Venti aveva un’idea semplice: costruire scarpe sportive migliori per tutti. Eppure, se chiedi a dieci persone, la metà pensa che adidas significhi “All Day I Dream About Sports” (tutto il giorno sogno lo sport)! Una leggenda metropolitana che ha preso piede col passare degli anni, ma che non ha nessun riscontro reale: l’origine è tutta nella famiglia Dassler.

E qui si apre un capitolo degno di una serie TV. Adolf, insieme al fratello Rudolf, inizia a produrre scarpe nella piccola città di Herzogenaurach. Ma la convivenza tra i due, tanto per usare un eufemismo, non era delle più felici. Nel 1949 dopo una lite clamorosa, Rudolf decide di seguire la sua strada e fonda...Puma, proprio a pochi metri dall’azienda di Adi. Due giganti rivali, due storie parallele che per decenni dividono anche la popolazione della città in tifosi dell’una o dell’altra fazione. Il classico esempio di come a volte le grandi aziende nascano più per orgoglio che per bisogno.

Se ti viene voglia di verificare tutto questo, la città di Herzogenaurach ancora porta i segni di questa faida. Due squadre di calcio, due birrerie storiche frequentate da fan opposti, persino i negozianti che decidono con attenzione quale brand esporre. E pensare che tutto è iniziato dal nome e da una questione di famiglia! Adi Dassler, però, ha puntato dritto sullo sport, specializzandosi sin da subito in scarpe da atletica leggere e performanti. Un dettaglio interessante: le prime scarpe create da Dassler avevano i chiodi sotto la suola, un’innovazione rivoluzionaria per gli anni ‘20-‘30 che permise agli atleti tedeschi di primeggiare. Da qui, il salto verso la creazione di una filosofia e un’identità che si ritrovano nel brand ancora oggi.

E guarda un po’, la prima grande consacrazione arriva alle Olimpiadi di Berlino 1936, quando Jesse Owens, atleta statunitense nero in piena epoca nazista, corre e vince con scarpe Dassler ai piedi, davanti a uno stadio pieno di gerarchi. Un simbolo di inclusione, sportività vera e anche una bella mazzata al regime: un dettaglio che Adi sapeva vendere con orgoglio e che ancora oggi fa parte del mito adidas.

Le tre strisce e il logo: un simbolo riconoscibile al volo

Le tre strisce e il logo: un simbolo riconoscibile al volo

Quando si parla di logo, quante aziende possono vantarsi di avere un marchio che viene riconosciuto in ogni angolo del pianeta senza bisogno neanche di scrivere il nome completo? adidas fa parte di quella “élite” ristretta ed è tutto merito delle tre strisce. Ma c’è una storia anche qui, mica sono state scelte per caso! All’inizio, Adi Dassler acquistò le strisce da un’altra azienda sportiva finlandese, Karhu, nel 1952. Pare che le abbia pagate con l’equivalente di due bottiglie di whisky e l’equivalente attuale di circa 1.600 euro. Roba che oggi non ti danno neppure un paio di sneaker limited edition. Ma la trovata era geniale: le tre linee erano perfette per distinguersi da tutti sul mercato, garantendo alle scarpe una riconoscibilità immediata.

Con il passare degli anni, le tre strisce sono diventate una delle icone più forti della moda e dello sport insieme. Non solo sulle scarpe: abbigliamento, borsoni, cappellini e accessori in tutto il mondo portano le three stripes come segno di appartenenza e stile. Se ti chiedi perché funzionano, pensa che uno studio del MIT nel 2019 piazza adidas tra i marchi più riconosciuti visivamente al mondo, davanti addirittura a colossi della tecnologia.

Nel corso del tempo, il logo ha subito qualche variazione. Il trifoglio, introdotto negli anni Settanta, voleva rappresentare la diversità e la crescita globale del brand. Negli anni Novanta invece arriva il cosiddetto “mountain logo”: le tre strisce diventano una montagna stilizzata, simbolo di sfida e perseveranza. E dal 2002, appare la “adidas Performance”, dove le strisce curve evocano un senso di velocità e movimento, pensate soprattutto per il pubblico sportivo agonistico.

Ma perché le tre strisce piacciono tanto? Molto sta nel loro minimalismo: semplici, nette, senza ornamenti inutili, esprimono movimento e progresso. Basta infilare i piedi nelle Stan Smith o nella tuta iconica da ginnastica per sentire subito quel misto di comfort, energia e coolness che adidas sa trasmettere. E non è solo questione di percezione: ecco alcuni numeri per farti capire quanto sia enorme questo fenomeno nel mondo.

Anno Fatturato globale adidas (in miliardi di €) Paesi raggiunti Numero di dipendenti
2010 11,99 poco meno di 160 circa 42.000
2015 16,91 più di 160 oltre 55.000
2023 21,43 più di 170 oltre 59.000

Questi dati non mentono: la forza del brand è cresciuta in modo impressionante, e le tre strisce sono un vero passaporto globale. I collezionisti di sneaker si contendono le edizioni limitate, i calciatori sognano le scarpe Predator e ogni generazione trova il proprio stile nell’universo adidas.

Un altro segreto che non tutti conoscono: adidas è stato il primo marchio sportivo a siglare collaborazioni ufficiali con musicisti famosi, come Run DMC negli anni ’80. Da qui nasce il mito delle Superstar: non solo per lo sport, ma anche per la strada, la musica, e ogni forma di creatività urbana. Chi porta adidas oggi abbraccia uno stile che trasmette identità, inclusione e innovazione.

Tra innovazione, sostenibilità e curiosità pazzesche: adidas oggi

Tra innovazione, sostenibilità e curiosità pazzesche: adidas oggi

Non si vive solo di passato, anzi. Negli ultimi anni adidas ha saputo reinventarsi e restare al passo con i tempi. Uno dei temi su cui ha puntato fortissimo è la sostenibilità. La linea adidas Parley, per esempio, realizza scarpe e abbigliamento utilizzando plastica raccolta dagli oceani, aiutando davvero a ripulire il pianeta. Già nel 2019, l’azienda aveva prodotto oltre 11 milioni di paia di scarpe con materiali riciclati. Se pensi che sia solo una strategia di marketing guarda i numeri: secondo una ricerca di Statista del 2024, la domanda di scarpe sostenibili è cresciuta del 32% negli ultimi cinque anni, e adidas è sempre tra i primi tre brand citati quando si parla di eco-friendly.

L’innovazione tecnologica è sempre stato un canale fondamentale. Ti basti pensare a famosissime tecnologie come Boost, Primeknit, Climacool e Futurecraft Loop. Boost, lanciata nel 2013, ha rivoluzionato il concetto di ammortizzazione nelle scarpe da corsa, rendendole super reattive e confortevoli anche dopo chilometri e chilometri. Primeknit ha portato nel mondo dello sport una tomaia senza cuciture, leggera e avvolgente come un calzino. E con Futurecraft Loop l’idea va oltre: scarpe completamente riciclabili, pensate per tornare nel ciclo produttivo senza produrre sprechi.

Occhio anche alle collaborazioni artistiche e fashion. Gli ultimi anni hanno visto partnerships con stilisti e brand come Stella McCartney, Kanye West (e le Yeezy – diventate pezzi da collezione), Prada, Pharrell, Ivy Park di Beyoncé. Queste collaborazioni hanno reso adidas una delle etichette più desiderate da chi cerca un prodotto che mescoli sport, arte e moda insiemr. Pochi sanno che la collezione Stan Smith, nata negli anni ’70 per il famoso tennista americano, oggi vende oltre 50 milioni di paia in tutto il mondo e viene continuamente reinventata in un mix di innovazione e tradizione.

Un’altra curiosità? adidas e FIFA hanno una storia speciale: sin dagli anni settanta forniscono i palloni ufficiali dei Mondiali di calcio. Il Tango, il Telstar, il Brazuca: ogni pallone ha una sua storia e una sua estetica, diventando quasi oggetti di culto per i tifosi. E tornando alla rivalità familiare, il derby tra adidas e Puma ancora oggi divide perfino le squadre della Bundesliga. Se passi per Herzogenaurach, vedrai due sedi gigantesche a distanza di una manciata di chilometri, come a ricordare che tutto parte sempre dalle radici.

  • Basta una rapida occhiata alle statistiche social: il profilo Instagram di adidas ha superato da poco i 27 milioni di follower a metà 2025.
  • Nel 2022 l’azienda ha stanziato quasi 800 milioni di euro solo in ricerca e sviluppo.
  • Ad oggi, adidas collabora con oltre 200 atleti olimpici e paraolimpici.
  • I prodotti adidas sono acquistati in media da 1 persona su 4 tra i 14 e i 30 anni in Europa.

Per chi ama dati, curiosità e tradizione, adidas è molto di più di un nome sulle magliette. È un marchio sportivo che mescola identità forte, apertura al futuro e un dna unico fatto di storie grosse, scelte difficili e uno stile che si riconosce da lontano. Hai mai controllato quanti prodotti con le tre strisce hai nella tua stanza? Forse più di quanti immagini. Ed è tutto cominciato dal sogno di un ragazzo bavarese che, senza tanti fronzoli, voleva solo far correre il mondo con le sue scarpe.

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